Cose richiamano cose, parole si intrecciano ad altre... nella ragnatela dei significati troviamo ciò da cui siamo cercati. |
Nel senso proprio di annotazione.
Ecco cosa deve risultare: nello scorrere di ogni cosa, anche questa.
Giusto per non scordare, nel mentre le cose scorrono.
Anzi, voglio proprio aggiungere cose, alle cose che scorrono.
Così ho deciso di appuntarmi, di nuovo, ciò che ho incontrato.
Nella lettura del romanzo che mi fa ora compagnia, trovo e cito questa pagina:
«Lo sai, bel commissario da dove viene a parola assassino? [...]
Nell'anno Mille viveva in una grande oasi un principe arabo molto potente invidiato. Aveva molti nemici, e voleva un esercito devoto di cui poteva fidarsi ciecamente. Per mesi pensò giorno e notte a come fare. Camminava su e giù, su e giù, senza posa...» Bordelli chiuse gli occhi per ascoltare meglio. «... finché un giorno gli venne un'idea. Chiamò il suo più fedele servitore e gli ordinò di sciogliere molto hashish nel vino dei suoi uomini, e quando loro si addormentarono li fece trasportare in un giardino bellissimo, pieno di fiori e di fontane, di donne meravigliose e dolcissime, di cibi degni di un re e di caraffe di vino profumato. Gli uomini godettero di tutti i piaceri e si sentirono felici. Ma anche quel vino era stato mischiato con l'hashish, e presto si addormentarono di nuovo. Quando riaprirono gli occhi erano tornati nel mondo che conoscevano, e si sentirono tristi. Il principe li fece chiamare, li guardò negli occhi e disse: "Voi siete stati nel giardino degli uomini valorosi, il posto che vi aspetta se morirete in battaglia per me. Ma finché siete in vita, ogni volta che ucciderete un mio nemico tornerete per qualche ora in quel giardino". Per ritrovare quei piaceri gli uomini del principe diventarono. feroci, e uccidevano senza pietà chiunque minacciasse il principe. Partivano in gruppo e inzuppavano le scimitarre nel sangue. Presto cominciarono a chiamarli hachchaachii, cioè i bevitori di hashish, da cui deriva la parola assassino... lo sapevi?»
(Tratto da: Marco Vichi, Il nuovo venuto).
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