mercoledì 17 febbraio 2016

DI-STANZA di SGUARDI



Stamane a scuola volavano scintille.
LAURA, MIchele, MArio… avevano bisogno di chiarire una questione personale (meglio sarebbe dire di  gruppo, appunto). Tra loro, ma con la classe intera che faceva da piazza, circondandoli di sguardi e silenzi.
Si respirava la tensione esistente e si percepiva la stranezza di un clima che covava solo tempesta.
Da qui  due cenni di riflessione.

1) La distanza spesso 
è questione di indirizzo. 
Non ci si intende 
Si è DI - STANZA diversa, si abita altrove.
«Dove sei?» Cioè: «Dove ora risiede l’anima dei tuoi pensieri?»
Essendo distanti, per parlarci, urliamo, convinti di poter raggiungere chi lontano è.
perché non ci si incontra più. 


2) SGUARDAMI. Vèstimi con i tuoi occhi 
e permettimi di indossarti sempre. 
Anche quando mi odi.

Qualche volta assaporiamo sguardi tenaci e terribili. Spesso perché promanano da occhi accusatori, altre volte perché rovistati da domande inespresse eppure invadenti. Occhi che indagano, sguardi che odono anche il non detto. Eppure, noi stessi lo abbiamo sperimentato e lo conosciamo molto bene, desideriamo non perderci di vista.
Per quanto grande possa essere una distanza, desideriamo che sia accompagnata da quello sguardo che ci ricrea, ci conosce e ci attende. 
Come tra persone che si amano.
Si rispettano.
E si aspettano… perché alla fine di ogni stanza,
oltre ogni distanza, tornano a casa.