lunedì 21 maggio 2018

Vita nuova



Vedi questa foto? È luce e movimento. Oppure luce in movimento.
Sembra di vedere come quando tutto scorre da un finestrino.
Ma in realtà ciò che scorre è solo il finestrino.
Così, in questa vita nuova, c'è luce, movimento, bellezza.
Tutto ciò che si muove, nel continuo susseguirsi di nuovi panorami, gusto il regalo di sempre: ogni istante, ogni giorno, ogni tutto è dono. Coinvolgente come quando ti investe uno stormo di luce: ma sono io, sei tu, che decide se non chiudere gli occhi e lasciarsi inondare.

giovedì 1 marzo 2018

Anche oggi ho imparato

Cose richiamano cose, parole si intrecciano ad altre... nella ragnatela dei significati troviamo  ciò da cui siamo cercati.
Appunto.
Nel senso proprio di annotazione.
Ecco cosa deve risultare: nello scorrere di ogni cosa, anche questa.
Giusto per non scordare, nel mentre le cose scorrono.
Anzi, voglio proprio aggiungere cose, alle cose che scorrono.
Così ho deciso di appuntarmi, di nuovo, ciò che ho incontrato.
Nella lettura del romanzo che mi fa ora compagnia, trovo e cito questa pagina:

«Lo sai, bel commissario da dove viene a parola assassino? [...] 
Nell'anno Mille viveva in una grande oasi un principe arabo molto potente invidiato. Aveva molti nemici, e voleva un esercito devoto di cui poteva fidarsi ciecamente. Per mesi pensò giorno e notte a come fare. Camminava su e giù, su e giù, senza posa...» Bordelli chiuse gli occhi per ascoltare meglio. «... finché un giorno gli venne un'idea. Chiamò il suo più fedele servitore e gli ordinò di sciogliere molto hashish nel vino dei suoi uomini, e quando loro si addormentarono li fece trasportare in un giardino bellissimo, pieno di fiori e di fontane, di donne meravigliose e dolcissime, di cibi degni di un re e di caraffe di vino profumato. Gli uomini godettero di tutti i piaceri e si sentirono felici. Ma anche quel vino era stato mischiato con l'hashish, e presto si addormentarono di nuovo. Quando riaprirono gli occhi erano tornati nel mondo che conoscevano, e si sentirono tristi.  Il principe li fece chiamare, li guardò negli occhi e disse: "Voi siete stati nel giardino degli uomini valorosi, il posto che vi aspetta se morirete in battaglia per me. Ma finché siete in vita, ogni volta che ucciderete un mio nemico tornerete per qualche ora in quel giardino". Per ritrovare quei piaceri gli uomini del principe diventarono. feroci,  e uccidevano senza pietà chiunque minacciasse il principe. Partivano in gruppo e inzuppavano le scimitarre nel sangue. Presto cominciarono a chiamarli hachchaachii, cioè i bevitori di hashish, da cui deriva la parola assassino... lo sapevi?»
(Tratto da: Marco Vichi, Il nuovo venuto).

giovedì 14 aprile 2016

INSEGNAMI: sono quasi pronto



Avviene così,
spontaneo come un rito
e diretto come un consiglio.
È fatto di luce e gesso,
grigio e lavagna.
Proprio come giorni,
fintamente uguali,
che permettono di incontrarci.
Avviene, come succede un cambiamento.
Puntuale, proprio come la meraviglia.
Per me è diventato un appuntamento che mi ricorda come l’insegnamento sia innanzitutto ascoltare.
Le mie AlunnE e i miei AlunnI lasciano il segno.
Sì, chi in-segna sono Loro.
Ed è per me un onore riconoscerlo sempre.
Ed è, nel contempo, una sfida continua
volerlo riconoscere ancora.



Come un graffio...
come un graffito...
attendo il prossimo segno,
sono debitore di questo
IN-SEGNAMENTO.
;-)

[Ogni mercoledì, durante l'intervallo, prima che inizi la quarta ora, la lavagna della classe n. 121, diventa Nostra]

mercoledì 17 febbraio 2016

DI-STANZA di SGUARDI



Stamane a scuola volavano scintille.
LAURA, MIchele, MArio… avevano bisogno di chiarire una questione personale (meglio sarebbe dire di  gruppo, appunto). Tra loro, ma con la classe intera che faceva da piazza, circondandoli di sguardi e silenzi.
Si respirava la tensione esistente e si percepiva la stranezza di un clima che covava solo tempesta.
Da qui  due cenni di riflessione.

1) La distanza spesso 
è questione di indirizzo. 
Non ci si intende 
Si è DI - STANZA diversa, si abita altrove.
«Dove sei?» Cioè: «Dove ora risiede l’anima dei tuoi pensieri?»
Essendo distanti, per parlarci, urliamo, convinti di poter raggiungere chi lontano è.
perché non ci si incontra più. 


2) SGUARDAMI. Vèstimi con i tuoi occhi 
e permettimi di indossarti sempre. 
Anche quando mi odi.

Qualche volta assaporiamo sguardi tenaci e terribili. Spesso perché promanano da occhi accusatori, altre volte perché rovistati da domande inespresse eppure invadenti. Occhi che indagano, sguardi che odono anche il non detto. Eppure, noi stessi lo abbiamo sperimentato e lo conosciamo molto bene, desideriamo non perderci di vista.
Per quanto grande possa essere una distanza, desideriamo che sia accompagnata da quello sguardo che ci ricrea, ci conosce e ci attende. 
Come tra persone che si amano.
Si rispettano.
E si aspettano… perché alla fine di ogni stanza,
oltre ogni distanza, tornano a casa. 

giovedì 27 marzo 2014

segnali



Non so come si chiami la Donna nella foto.
Non ricordo nemmeno il nome della strada in cui si trova il negozio... Già, neppure il nome del Negozio, ricordo.
Ma che cosa stia facendo quella Persona, lo so. Conosco molto bene quell'azione. Perché è spesso il mio stesso atteggiamento (Anche il Tuo. Perciò è il Nostro: ci appartiene. Ecco perché lo conosciamo: perché lo riconosciamo).
Ai tempi della BUSSOLA, gli umani cercavano la direzione. E se la bussola era buona, la direzione era giusta.
Ai tempi dei RADAR, gli umani scrutavano la posizione.  Ovvero: osservavano i punti in movimento. Questi Punti corrispondevano a Cose in spostamento.
Oggi, nell'era degli SMARTPHONE, noi umani attendiamo il segnale
Non solo: aspettiamo di essere raggiunti. Scrutiamo il monitor per vedere se vi sia campo. Guardiamo se una notifica ci fa memoria che siamo stati cercati da qualcosa/Qualcuno.
Fuor di metafora questo rischia di essere uno stile di vita: attendere che le cose capitino, che le notizie ci raggiungano, che il mondo si accorga di noi. La questione non si pone come valutazione se ciò sia giusto o sbagliato. E nemmeno se sia meglio o peggio, rispetto alle "ere" precedenti. 
Ciò che è in gioco è precisamente l'Umano.
Chi sono? Come voglio Essere?
In definitiva: come decido di mettere in gioco la mia libertà?
Cara Sconosciuta, grazie per esserti seduta accanto e per avermi invitato a riflettere un po'. Non si finisce mai di aver bisogno di questo: calma e riflessione. Anche se, a volte, nel solo tempo di una foto.
Click!

giovedì 20 marzo 2014



Partenza

Eccomi, di nuovo, IO.
«PRONTO».
Come quando, noi, si risponde ad una Telefonata.
Come quando ad un passo, in naturale successione, ne capita un altro, e poi uno ancora e, di nuovo, lo stallo dell'andare permette l'equilibrio di non stare più, ma proseguire. 
Così la strada genera i passi, e i sentieri incontrano gli sguardi.
«Da cosa nasce cosa», dicono.
Ma anche: il Bene genera Bene. Lo imparo ogni giorno.
Salvaguardando le Differenze - che sono in ogni persona, in ogni Storia, in ogni istante - il Cammino continua.

Nel frattempo Persone se ne vanno, per altre svolte sono IO che me ne vado... ma il Cammino continua.

Eccomi «PRONTO». E Tu, lo sei CON me?



venerdì 22 ottobre 2010

...divista



«Io ti vedo».
Ma tu vedi me?
Non basta avere uno sguardo spalancato.
Non serve tenere gli occhi aperti.
Occorre imparare un altro linguaggio.
Sentire un altro sentire.
Credo che sia possibile.
Ne ho le prove. E' ciò che ti succede quando decidi di costruire una foto.
Curi l'immagine. Decidi i tempi. Dipingi la luce. E scatti la foto.
Ecco: non ti accorgi che ti vedo?
Non è buono sentirsi così?